Il restauro condotto all’interno della cripta di San Francesco a Irsina ha permesso di riportare all’antico splendore questi meravigliosi affreschi datati XIII secolo.
La sfarzosa cappella, un tempo completamente affrescata, si trova in una delle torri quadrangolari dell’antica fortezza di origine normanna di Montepeloso; la cappella fu costruita tra il XIII e il XIV secolo, nel periodo svevo angioino, adattando gli spazi della preesistente torre alle esigenze di un piccolo e prezioso oratorio.

Le superfici parietali della cripta sono rivestite di intonaco poco levigato su cui è fissata la decorazione affrescata, realizzata nella seconda metà del XIV secolo.
La cappella era stata adibita ad ossario per secoli e profondamente modificata nella struttura, le figurazioni erano in grave stato di abbandono prima che vi ponesse mano per la prima volta il restauratore assisiate Tullio Brizi, negli anni 20 del ‘900.
Il restauro dei dipinti, concluso nel 2024, è stato preceduto da una campagna di indagini chimico-fisiche estremamente approfondita, che si è rivelata fondamentale per la progettazione dell’intervento. Queste analisi hanno permesso di comprendere meglio le tecniche originarie utilizzate.
Le operazioni di restauro sono state condotte con grande attenzione, rispettando sia l’opera originale sia alcuni interventi risalenti al primo restauro effettuato nella prima metà del Novecento, purché non compromessi. L’intervento conservativo non solo ha garantito la conservazione dell’opera ma ha anche riportato alla luce dettagli decorativi e cromatici che arricchiscono la comprensione della tecnica pittorica e dell’estetica del periodo, offrendo ai visitatori un’esperienza visiva e culturale più autentica.
Il nostro compito è stato quello di illuminare questo ciclo pittorico di chiara influenza giottesca. Abbiamo pertanto elaborato un impianto luminoso pensato ad hoc integrando il tutto in maniera discreta e poco invadente..
Una linea luminosa ripercorre il perimetro dell’ambiente della cripta e permette così di accarezzare le superfici paritarie affrescate con una luce morbida e diffusa in grado di farci percepire ogni singolo dettaglio e, in alcuni punti, di mostrare anche le sinopie, le tracce preparatorie che i frescanti usarono come guida per stendere i pigmenti sull’ intonaco ancora fresco.
Tutto confluisce in un totem che integra l’impianto ad una moderna tecnologia domotica in grado di configurare molteplici scenari.
Il tema più importante trattato all’interno di questo luogo è stato la scelta della temperatura colore che i corpi luce dovevano avere: partendo da un indice cromatico altissimo in grado di nobilitare tutti i pigmenti che i frescanti utilizzarono per realizzare questo luogo, abbiamo scelto di integrare la luce 3000 °K alla 4000 °K.
Questa scelta ci ha permesso di ricreare una atmosfera che ci riporta al misticismo religioso di questo luogo utilizzando una luce calda, di contro l’utilizzo della luce 4000 °K ci ha permesso di valorizzare al massimo il blu ottico che impreziosisce questo ciclo pittorico.
Gli scenari luminosi sono stati completati anche da un’audioguida che abbiamo curato insieme alla soprintendenza: così una voce narrante accompagnerà il visitatore alla scoperta di questa straordinaria testimonianza artistica permettendo di vivere una esperienza totalizzante.